martedì 16 settembre 2008

Minolli, Rostocchi e Co. (ovvero una vita da precario e altri pensieri)

http://it.youtube.com/watch?v=jb9Wq2sNgVA

La celeberrima farsa dei La Smorfia mi ha dato lo spunto per ricordare quanti come me tentano ancora, forse invano, di salire sull'arca di Noè della sicurezza lavorativa.

Prima che sia troppo tardi!

Ricordo gli anni in cui il rampantismo pseudosocialista, epigono del fantomatico ma emblematico edonismo reaganiano, già ci convinceva che il posto fisso, era deprecabile, oltre che di difficile raggiungimento.

La qual cosa mi è sempre sembrata in palese mala fede, tipo la volpe e l'uva, per intenderci. Meglio quindi pensare di essere un selfmade man che affrontare l'impervio cammino concorsuale. Nel frattempo però sotto il luogo comune si celava soprattutto la crisi di uno stato che si era spinto troppo in là per poter tornare indietro e ovviare ai danni commessi.

Fin quando a sostenere tali tesi erano, senza distinzione, amministratori pubblici e privati, la cosa se non accettabile risultava verosimile, coloro che raggiungono posizioni di rilievo tendono in genere a mantenere stretti i loro privilegi e in modo esclusivo, il loro motto diviene quindi: "fa chello che dic' io e nun fa chello che facci' io". Quando però a darsi la zappa sui piedi erano i diretti interessati, le giovani leve che s'affacciavano sul fronte lavorativo, che acriticamente accettavano questo stato delle cose, allora veramente c'era da preoccuparsi.

Un giovane, si sa, crede d'avere il mondo in mano, ed è proverbiale la sua spavalderia, ma dov'erano i vecchi, che dall'alto della loro esperienza avrebbero dovuto tirarci delle sacrosante secchiate d'acqua fredda per intiepidire quelle testosteroniche smanie di onnipotenza?

In verità me lo chiedo ancora dove siano. In una società dove grazie al cielo la vita s'allunga sempre più, ironicamente sembra che gli anziani, i grandi vecchi, i patriarchi di una volta siano svaniti nel nulla di un  evanescente quanto vuoto giovanilismo.

Io infatti, mi sento anche il frutto di quelle sonore lavate di capo dei vecchietti alle fermate del bus, che mi facevano notare che là dove mettevo i piedi loro ci si dovevano sedere. Sono, nel bene e nel male, il risultato del confronto delle mie giovanili idee con quelle della maturità di uomini, che sapevano dire pane al pane e vino al vino senza plagiare l'amor proprio di un adolescente di buone intenzioni ma di acerbi contenuti.

Tornando all'arca di Noè.

Dalla notte dei tempi l'uomo cerca di risolvere tutti i suoi problemi nel modo più semplice e duraturo possibile, perché, adesso che abbiamo abbandonato la clava, preferiamo complicarci la vita? Perché in cambio di un televisore al plasma e di un telefonino cediamo la dignità dei nostri diritti?

Personalmente ho sempre desiderato un posto fisso, ammesso ch'io lo meriti, e possibilmente nello stato. Figlio di un piccolo imprenditore, avevo già compreso che il tempo non ha prezzo, soprattutto quello sottratto alla famiglia. In più l'esperienza maturata a vario livello presso la feudale imprenditoria nostrana mi ha dato la forza per uscire fuori dal pantano del lavoro nero, e francamente non intendo neanche ritornarci.

Eccoci quindi ai giorni nostri, il rampantismo c'è sempre, e fortemente imparentato col precedente, segue mietendo vittime, non solo metaforiche purtroppo. Call center operators che soppiantano gli immortali multilivello, Co. Co. Co. e Lavori a Progetto ritardano l'agonia di chi spera, sfruttamento e illusione la fanno da padrone.

Il lavaggio del cervello mediatico poi vuol darci ad intendere che i dipendenti pubblici sono tutti dei fannulloni e lo fanno in una maniera così sistematica da renderlo credibile anche ai diretti interessati. Si è così fatto passare di tutto, e con la scusa di smantellare privilegi reali e fittizi, si è ridotta sempre più la possibilità di ottenere una dignità lavorativa. La speranza se non la fiducia in una sicurezza, di una benché minima  sussistenza economica e soprattutto legale.

Allora, per favore datemi la possibilità di salire su quell'arca assieme agli altri, senza la necessità di essere minollo o rostocchio ma semplicemente me stesso.

Salute, Ciro

2 commenti:

antarta ha detto...

La salvaguardia dei diritti fondamentali dei lavoratori e' importante, ma purtroppo in Italia spesso e volentieri se ne e' abusato per difendere ad oltranza anche "lavoratori" dai comportamenti francamente indifendibili.

Intendiamoci poi: tra i diritti fondamentali io non posso non annoverare anche quello di vedere riconosciuti e premiati i meritevoli, mentre mi pare che le istituzioni preposte alla "difesa" del lavoratore continuino ad ignorare la scomoda problematica.

E intanto lo scalcinatissimo sistema che e' l' Italia continua a premiare appartenenza e conoscenza invece che competenza e professionalita'...

Anonimo ha detto...

Sono d’accordo con te sottolineando la parte specifica della “conoscenza e appartenenza” che sembra l’unica dote di questo mondo di cortigiane e lacchè.
A tal proposito, e per rafforzare la mia tesi sui diritti calpestati, ho visto, proprio oggi in tv, un interpellanza parlamentare (che chissà perché seguitano a chiamare question time) dove un esponente leghista pretendeva corsie privilegiate per i residenti nei concorsi pubblici, in particolar modo per quelli della Pubblica Istruzione.
Orbene è vero che nel mondo ci sono fannulloni, come ci sono coloro che non pagano le tasse e così via, ma mi chiedo dove andremo a finire di questo passo. La Costituzione ci garantisce (per il momento!) di non essere discriminati in alcun modo, e adesso rischio di esserlo perché sono nato nel sud.
Sarò presuntuoso, ma sono convinto che i mali italiani esistano, in buona parte, a causa della carenza di controlli, dovuti soprattutto alla tacita e omertosa convivenza con questo malcostume, in un familismo che crea l’humus dove prolifera la logica mafiosa del privilegio e della tracotanza e dove chi non è figlio di nessuno resta a guardare.
I precari della scuola, me compreso, dovranno andarsene a spasso assieme a quelli dell’Alitalia, ma che fine hanno fatto i manager (guarda caso ritorna l’inglese) e gli speculatori che ci hanno ridotto così?
Come nel caso della spazzatura a Napoli (che tra l’altro c’è ancora!) così ora con i fannulloni, presunti e non, si cerca di sviare l’attenzione, per favorire chi di danni ne ha già fatti parecchi, ma non ne ha ancora pagato le conseguenze, perché saremo noi a farlo.
Salute, Ciro

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