giovedì 23 ottobre 2008

SENSI UNICI

Mi capita spesso, e come a me a molti, di imboccare, durante gli spostamenti in auto, delle strette viuzze, di quelle magari limitate dagli ultimi muretti a secco che resistono strenuamente all'avanzare del cemento. Anguste stradine piacevoli da andarci a piedi, lastricate di basalto. Gradevoli scorciatoie allo snervante traffico cittadino, budelli che ti immettono in contesti nuovi e insperati e spesso a senso unico.

L'idilliaca visione si guasta però quando piomba all'improvviso uno di quelli che vanno contro mano.

Il contromano, lo ritengo una metafora che bene stigmatizza le nostrane malsane abitudini, e che da sempre mi cruccia.

Tra gli artefici di quest'arte tutta italica di infrangere un codice, vi si riscontrano archetipi facilmente riconoscibili; gradirei esporvene alcuni.

C'è chi fa finta di niente e che ti passa rasente senza guardarti in faccia, facendo l'indifferente oppure l'altezzoso.

Poi ci sono quelli che falsamente sorpresi del divieto si scusano, ti sorridono ma passano lo stesso.

Ci sono addirittura quelli che si indignano: "si vergogni!". In genere sono gli anziani, talmente abituati al contesto che s'offendono per il tuo preteso diritto.

Poi i prepotenti, prototipo, e per fortuna, spesso solo stereotipo del guappo che con un classico "embè, quacche pobblema?" esigono il passaggio. Tutto sta a verificare se il guappo è di cartone o pericolosamente autentico. Il più delle volte è solo un gallinaccio che si atteggia, forte della fila d'autovetture che si è creata alle sue spalle. La mia indole non è da attaccabrighe ma se si tratta di mantenere il principio lo divento, ovviamente a mio rischio e pericolo.

Una quarta categoria potrebbe essere poi rilevata, ed è quella più subdola, che, mansuetamente, dopo aver subito il torto in questione, da agnello si trasforma in lupo. Si auto-gratifica passando all'altra sponda, quella dei dritti, attendendo la volta buona per saldare il debito dell'ingiustizia patita con un'altra commessa.

Credo che il nostro paese funzioni proprio così come nei nostri sensi unici, pensando alle suddette categorie, quanti di noi potrebbero riconoscersi, quante delle suddette metafore potranno essere rapportate alla realtà della nostra vita sociale? Chi segue la retta via trova sempre qualcuno che gli si oppone per propria utilità, infrangendo la legge con la certezza più che legale, morale dell'impunità.

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