mercoledì 29 ottobre 2008

E fuori Kyoto (Kyoto sul bagnato)

Nella totale indifferenza, e nella totale autarchia, il nostro paese va avanti, e lo fa ricordandosi di appartenere ad un contesto internazionale solo quando questo è funzionale agli interessi del suo governo.

L'Italia non si adegua alle direttive europee relative al protocollo di Kyoto. Il fatto poi che sia in buona compagnia assieme agli Stati Uniti D'America può gratificare il capo del governo, ma non me, e gli altri che hanno a cuore la propria salute e quella del pianeta.

Più nello specifico italico, mi preme far notare, che ancora una volta, si strizza l'occhio alla CONFINDUSTRIA per quel che concerne gli adeguamenti richiesti da Bruxelles per ridurre le emissioni nocive all'ambiente. La ragione è sempre la stessa: - è in atto una grave crisi internazionale, e proprio adesso la nostra economia non può permettersi altri sacrifici -

Per quel che ne so, la nostra industria, salvo rare eccezioni, non ha mai brillato per iniziativa, e solo quando le conviene si ricorda che esiste uno Stato Sociale. Molti, soprattutto oltralpe, ci fanno notare, che se siamo entrati nel G8 è perché abbiamo posto solide basi nel lavoro nero, tra gli anni sessanta e settanta, quando ci siamo permessi uno slancio tale da imporre il tanto famigerato made in Italy nel mondo, ma a scapito dei diritti dei lavoratori. Alla fine degli anni novanta invece, e qui Saviano docet, nell'area euro siamo entrati grazie anche ai tagli di bilancio relativi allo smaltimento dei rifiuti industriali, che hanno permesso all'industria settentrionale di affrontare agevolmente le ristrettezze imposte dall'allora governo di centro-sinistra, sversando di tutto e a prezzi irrisori nelle campagne campane. Sappiamo tutti, e non solo grazie all'autore casertano, che l'affare continuerà con ben 5 termovalorizzatori nella nostra regione, e che la storia non è ancora finita. Infatti continua con l'abbattimento dei diritti minimi della popolazione, in primis quello del diritto alla salute.

Ma è ormai risaputo che - è in atto una crisi planetaria ed epocale e "tutti" dobbiamo fare dei sacrifici - così la presidentessa degli industriali italiani prenderà la Ferrari solo il sabato e altri prenderanno lo stipendio solo ogni due mesi, se gli va bene!

Crisi planetaria, e con l'Undici Settembre siamo a due! Ma portasse sfiga quello là!

Salute, Ciro

6 commenti:

antarta ha detto...

Kyoto o non Kyoto, ci rendiamo conto che tutti i governi italiani dalla fine di Tangentopoli nel 1992 in avanti non hanno saputo fare di meglio che riproporre la solita litania a base di tagli ?

Tagliando un po' qua e un po' la',..., mi sa che abbiamo finito per tagliare quello che in un famoso e un po' grossolano proverbio napoletano ci si taglia "pe fa' dispietto 'a' mugliera".

Investimenti e progettualita' sono un lontano ricordo.

Nel governo che gioca sul sicuro con un programma di tagli perche' le destre di tutto il mondo fanno cosi'.

Ho paura che il meglio che si riuscira' a concepire per 'rilanciare l' economia' ( e basta un altro rilancio piccolo piccolo, il burrone e' li' davanti che aspetta) sara' abbassare nuovamente le tasse ai redditi alti.

Fanno cosi' le destre economiche di tutto il mondo: tagli e tasse basse agli imprenditori che dovrebbero usare questo extra-reddito per investire nelle loro imprese creando sviluppo e posti di lavoro.

E che invece in Italia finiranno ancora una volta, scontatamente, squallidamente, per comprarsi il Mercedes ultimo grido su cui scarrozzare l'amante ultimo grido.

Guardo le mie bimbe, che gia' esibiscono un accenno di accento genovese, e torno a pensare insistentemente "Fujimmancenne."

Il mondo e' grande e pieno di comunita' di immigrati duosiciliani pronti ad accoglierci come fratelli di sventura.

Anonimo ha detto...

Resisti e non temere!
Ricorda loro l'essenza della triade fantastica: Pizza, Pastiera e Sfugliatella e rimarranno sempiternamente napulitane!

Anonimo ha detto...

Eh no... magari fosse cosi'!

Il problema e' che pizze,sfugliatelle, mandulini ( e monnezza ) rimangono in madrepatria, mentre una quantita' enorme di "capitale umano" che se impiegato potrebbe a risollevare le sorti del meridione va a produrre ricchezza, cultura e sviluppo altrove !!!!

Anonimo ha detto...

Io non sono un esperto di economia e nemmeno voglio esserlo, anzi credo, che questa, nemmeno appartenga alla categoria delle scienze esatte, vista l’impressione che dà d’esser basata più sulle voci che sui fatti. Ma ripeto, non sono un esperto.
Nei miei studi di storia all’università evinsi, che una delle principali ragioni che spinsero i paesi anglosassoni a all’abolizione della schiavitù, fu la necessità di rendere, gli ormai onerosi schiavi, in proficui clienti.
È la vecchia storia dell’immettere in circolo il denaro, e far si che esso circoli il più possibile di mano in mano, aumentando, sempre più, la massa degli acquirenti.
Si provò con i coolies cinesi, i cosiddetti indentured servants, che pur se apparentemente liberi vivevano lavorando per pagarsi i debiti contratti per il lungo viaggio dall’Asia. Ben presto ci si rese conto però che era opportuno liberalizzare il più possibile il mercato del lavoro e sperare che le masse di ex schiavi, guadagnando, spendessero i loro pur miseri guadagni, comprando il prodotto del lavoro di altri ex schiavi.
Questo breve e saccente preambolo servirebbe a puntare il dito sull’imprenditoria italiana, che, nella sua feudale miopia, non riesce a capire che lavoro nero e salari miserrimi frenano lo sviluppo economico. Senza investire il surplus nell’innovazione tecnologica e gratificando esclusivamente il loro barocco narcisismo, frenano uno sviluppo industriale coerente con i nostri tempi.
Consociati all’occorrenza con il giurassico stato assistenzialista i nostri baroni del terzo millennio presenziano a vernissage o presentano libri, mescolando il loro sangue con quello della nobiltà di spada per lavare quel che di plebeo gli rimane ancora.
Perché dunque ridurgli le tasse?

Anonimo ha detto...

L'economia non e' una scienza esatta.

Del resto, non lo e' neppure la medicina con tutta l' importanza che riveste nelle nostre vite
(vero, Dr. Mario e Vito?)

L'economia tenta di spiegare come gli individui e le societa' di individui agiscono nel tentativo di soddisfare i propri bisogni.

Anch'io ho pensato in passato che fosse dovere morale dell'intellettuale illuminato rinchiudersi nella torre d'avorio della propria erudizione e disinteressarsi di tanta trivialita'.

Fino a quando ho conosciuto quel genere di intellettuale che ama lamentarsi della "tviste condizione del pvoletaviato" sorseggiando Chardonnay su una terrazza ai Parioli (o al Vomero).

Fino a quando ho sentito fini oratori pronunciare discorsi infuocati a favore dei "diritti fondamentali che vanno garantiti per tutti" per poi vederli alla prova dei fatti fare null'altro che il proprio interesse da borghesucci piccoli piccoli come tutti ormai siamo.

Fin quando ho iniziato a chiedermi se sia meglio essere sfruttato da un "padrone" che fa il proprio interesse con trasparenza, o essere ingannato da chi ti difende a parole e poi coi suoi comportamenti ti dimostra di essere ancora peggio.

Come la Storia dovrebbe ormai averci insegnato, lo sfruttamento dell' uomo sull' uomo non ha eta'e non e' purtroppo pertinenza esclusiva di un particolare colore politico.

Anonimo ha detto...

Vedi Caro anonimo, è proprio questo il problema, l'imprenditore che fa il suo interesse.
Non credo che costui si ponga il problema dei suoi dipendenti, che però hanno vite, famiglie e aspirazioni da tutelare.
Si potrebbe obiettare che c'è uno Stato, a occuparsi di un campo che non competerebbe loro. Ma, senza soffermarmi sulle governative inadempienze verso una politica razionale e coerente su stato e ammortizzatori sociali, ho sempre riscontrato un accanita resistenza da parte del potere economico verso tali provvedimenti, a meno che, questi, non fossero indirizzati verso le proprie tasche. Inoltre, credo che, i da te accennati intellettuali, siano, anche loro, un ingranaggio di questo contorto meccanismo.
Mi sembra che osserviamo la realtà con un angolazione piuttosto ridotta, se per intellettuali intendiamo quelli che entrano nelle nostre case attraverso la televisione e che meno frequentemente seguiamo sui giornali.
Mi sembra ovvio che, questi onnipresenti opinionisti, esistono perché la loro funzione è quella di tutelare gli interessi dei loro mentori, ed è anche ovvio che prima o poi mostreranno tutte le loro incoerenze.
Ma fuori da quella scatola e tutto quello che le gira intorno, c’è un mondo, spesso a portata di mano, che nemmeno immaginiamo, di persone che studiano, ricercano e lavorano per la passione della loro vita. E per fortuna è così, perché se ci limitassimo a quello propostoci quotidianamente dalla televisione sarebbe triste e mortificante.
Tornando ai nostri “cari” imprenditori, credo che rientrino, assieme ad altri componenti della nostra società, in quella logica che è opportunamente rappresentabile nell’immagine di quel cane che si morde la coda, in quella spirale, in quel circolo vizioso dove tutti sono funzionali a tutti, pur di mantenere vivo un sistema che ha per solo collante il clientelismo.
L’intellettuale, ammesso che molti di questi possano definirsi tali, ha come referente il mondo politico, questo a sua volta ha come referente il mondo dell’economia, ma questa, spesso, è entrambe le cose, ma ha sempre come punto di forza l’informazione che ne intesserà le lodi.
Infine devo dirti che di borghese attualmente ho ben poco, visto che per un errore del sistema informatico, che si rimpallano la segreteria della mia scuola e il ministero del tesoro, sono tre mesi che non ricevo lo stipendio e come me altri precari della scuola. Sarà perché ci considerano fannulloni o vogliono risparmiare? Ma l’informatizzazione delle amministrazioni non doveva snellire le lungaggini?
Se proprio devo essere sfruttato, perché ho una famiglia e ho deciso di essere anch’io parte di questa società, lo farò agonisticamente, reagendo al luogo comune, alla malafede e all’ipocrisia di chi mi circonda con la cristallina coerenza della mia onestà.

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