mercoledì 12 novembre 2008

Se bastassero le nostre esperienze negative o positive a far valere un principio allora non esisterebbero più principî.

Salute, Ciro

2 commenti:

antarta ha detto...

"L' uomo e' la misura di tutte le cose, di quelle che sono in quanto sono, e di quelle che non sono in quanto non sono." recitava un prof di Filosofia a noi caro citando un tale Protagora ( chi era costui ?)

Orbene, la mia misura e' colma.

Sono veramente stufo di farmi calpestare da mezzi ignoranti piazzati Dio solo sa come dietro uno sportello, in nome dei Sacri Principi.

Se questo vuol dire passare per uno che non ha piu' principi, beh, cosi' sia.

Anonimo ha detto...

Sono fermamente convinto che siano proprio i principi a differenziarci da coloro che, infischiandosene di morale e legalità, motivano il loro agire come frutto della contingenza e scelgono vie parallele a quelle dell’onestà e della decenza.
Anch’io avrei molto da dire sulla fruizione della Cosa Pubblica, e anche sull’impresa privata a dire il vero, visto che sono stato un dipendente anche di questa e ne ho conosciuto i forti legami politici.
Come ho accennato in un commento precedente, è da settembre che non percepisco lo stipendio, e se permetti non è cosa da poco. Ho quindi molto da recriminare e non solo su argomentazioni meramente teoriche. Mi sono spesso scontrato, da studente, da disoccupato, da impiegato, da magazziniere, da genitore da professore contro le lungaggini e la noncuranza da parte di chi dovrebbe considerarmi alla stregua del suo datore di lavoro, visto che le tasse le pago tutte e salatamente.
Sono però convinto che i nostri dipendenti romani, quelli al livello più alto dell’amministrazione pubblica, agiscano allo stesso modo o ancor peggio, vincolando i loro subalterni a comportarsi scialbamente o frustrandone le iniziative. Questi intoccabili hanno come reale missione quella di tutelare i loro referenti forti, economici od occulti, e non i loro elettori.
Quanti ministri e deputati sono, allo stesso tempo, parlamentari, professori universitari, liberi professionisti e chi più ne ha più ne metta?
Come fanno a gestire tutto contemporaneamente e onestamente? E con che faccia criticano noi, comuni mortali, che, a malapena riusciamo a sbarcare il lunario?
Eppure non mi arrendo, né nel far valere i miei diritti, né nel salvaguardare la mia dignità di persona che, con la sua onestà e possibilmente con la sua coerenza, segue il principio di un vincolo sociale che unisca e salvaguardi tutti, in base alle loro reali necessità e ai loro reali meriti. Non in base al patronimico e al colore politico.
Credo che almeno su questo saremo d’accordo.
Salute, Ciro

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