lunedì 8 dicembre 2008

Gabanelli docet! Ovvero Dei nuovi dogmi

-         Ricordo una mia compagna di scuola che negli anni ottanta, candidamente mi diceva: "non credo a quello che dicono i giornali mi sembra più vero quando lo dice la televisione".

Durante la trasmissione Report la primavera scorsa Milena Gabanelli affermava:

" … più che fuggire è ora di cambiare comportamenti se no va a finire che li trasferite solo da qualche altra parte … "

http://www.youtube.com/watch?v=h9DBXcdes0E   (Dalla trasmissione Report -Terra bruciata del 9/3/2008)

Una tale affermazione  risulta essere una forte discriminazione rispetto a chi spesso è stato vittima di politici corrotti, camorra e stampa compiacente. Un palese appoggio ai luoghi comuni, che sono facili da sostenere, e di certo più delle lotte contro i poteri forti, che in questo caso hanno anche nomi e cognomi negli atti giudiziari.

Perché la Gabanelli e soci non intervistano qualche industriale indagato per lo smaltimento illegale dei rifiuti? Eppure ci sono le indagini con nomi e registrazioni!

La stessa giornalista, alla fine del sotto menzionato servizio, affermava: "… è stato bravo e gli va riconosciuto [Berlusconi] …" in questo caso spero sia stata ironica visto il tenore del servizio, esplicitamente critico con l'attuale governo. Se invece la si ascolta in seguito, riferendosi all'arresto di chi sversa abusivamente rifiuti, afferma: "… era ora perché i camion che sversano non piovono dal cielo …" Ma se i camion arrivano anche da altre regioni perché fare una legge ad hoc solo per la Campania?

http://www.youtube.com/watch?v=CFgDSlM_X5g   (Aggiornamento al servizio Terra bruciata del 16/11/2008)

E' evidente che tutto quello che accade nella nostra martoriata regione è frutto di grandi e piccole colpe, ma credo ci sia malafede nel puntare il dito solo su chi è il più debole. Qualcuno potrà sostenere che in realtà i servizi di Report smuovono molti polveroni, denunciando spesso l'italico malaffare, ed è in buona parte vero, come lo è anche il fatto che quando si attacca una delle parti in causa c'è sempre un contendente dall'altra ad appoggiare le tesi della trasmissione e a farsene paladino.

Questo rende talvolta inattaccabile una tesi perché la metà degli italiani o buona parte di essi la sposa. A meno che, non si tocchi qualcosa che oggi potremmo definire bipartisan (baipartisan please!).

Ecco creato un nuovo dogma! L'infallibilità di talune trasmissioni e di taluni giornalisti. La cronaca degli ultimi anni ci ha mostrato l'impegno di trasmissioni come Striscia la notizia, Le Iene, Chi l'ha visto e simili nello smascherare truffe e svelare scandali altrimenti assopiti. Non tutti però sono stati attenti alle alterne vicende delle suddette trasmissioni improvvidamente investitesi della carica d'inquirente. Non tutti ricorderanno come il Mastella junior mise "a posto" la iena raccomandata Alessandro Sortino. Chi mai s'è scandalizzato per le gratuite affermazioni nei confronti dei Rom nelle trasmissioni di Chi l'ha visto per il caso di Denise Pipitone? Si ricordi che l'unico indagato al momento è un membro della famiglia della piccola Denise e nessun nomade è stato mai incriminato. E non mi soffermerò più di tanto sulle crociate di Striscia… contro maghi e ciarlatani ma ben dimentichi delle magagne in quel di Arcore. Ma si sa, tra uno spot e l'altro anche questo fa audience.

Fermo restando che le mie opinioni restano tali, personali e non assolute, ma semplicemente ragionate, mi chiedo, ma dov'è finito il sano scetticismo, dov'è andato il senso critico che ci rende differenti dalle bestie.

Salute, Ciro

 

mercoledì 3 dicembre 2008

e 2.000

Regali di Natale

Attorno a me vedo parecchi disoccupati che scorrazzano con automobili di lusso e che riscuotono sussidi che non gli spetterebbero.

Ora c'è questa fantomatica carta che fornirà qualche centesimo al giorno alle famiglie con un reddito molto basso.

E' probabile però che gli unici che meriterebbero tali agevolazioni non vi avranno accesso perché stranieri, infatti è verosimile che siano questi gli unici che, vivendo situazioni che rasentano la reale miseria, potrebbero apprezzare simili misure assistenziali.

Gli italiani invece, esclusa una esigua minoranza, probabilmente la snobberanno perché molti di loro hanno un tenore di vita che va ben oltre i seimila euro annui, e quindi i 40 € mensili non aggiungerebbero gran che alle loro necessità. In effetti ammesso che il basso reddito fosse sintomo di reale necessità e non di mancata dichiarazione dei redditi è palese la disparità tra necessità e offerta.

Probabilmente c'è la speranza da parte del nostro governo oltre di un ritorno d'immagine il tentativo di incentivare le spese ormai stagnanti, magari sotto Natale dove tutti spendono un po' di più. Credo però che, sia gli acquirenti che gli esercenti, non trarranno alcun beneficio da questo provvedimento fittizio.

Un altro bel regalo natalizio sarà invece recapitato a tutti coloro che si erano adeguati alle fonti d'energia alternative agli idrocarburi, i quali, fiduciosi anche in un contributo statale, previsto da precedenti disposizioni (vedi decreto Bersani), se lo vedranno negare, tra l'altro, con un inedito "silenzio diniego". Forse perché la nuova vulgata è il nucleare ad ogni "costo"? O perché rientra nella logica di favorire le lobbies industriali?

 

Nel frattempo però ci si arrovella la mente sulla giustezza dell'aumento dell'IVA a Sky e se la televisione satellitare sia imprescindibile o meno, come se non si trattasse di un bene veniale. Questi sono i nostri tempi, e questo è l'ordine dei nostri valori.

Salute, Ciro

 

lunedì 1 dicembre 2008

Specchio dei tempi

Il nostro caro presidente del consiglio con lacrime di commozione ha sancito il passaggio di forza Italia nel PDL .

Dopo quattordici anni di fervente e assidua presenza nel panorama politico italiano, il movimento/partito cessa il servizio per la causa liberista e sfocia in un qualcosa di più vasto, e, apparentemente, ancora sconosciuto.

Nel novantaquattro, quando il cavaliere scese in campo, i più lo presero con ironia, qualcuno si scandalizzò, ma molti lo sottovalutarono ma infine fu lui a vincere, iniziando una prolifica e proficua carriera politica.

L'errore più grave, ammesso che lo si voglia definire tale e non una scusante all'insipienza politica della classe politica tradizionale, fu quello di stigmatizzare il buon Silvio come il male assoluto della nostra società. Non ci si rese conto che forza Italia ne era il frutto, non era che l'abito perfetto da far indossare alla società italiana, un punto d'arrivo o forse di partenza dell'italiano del nuovo millennio.

Sono convinto però che se non ci fosse stato Silvio Berlusconi a prendere le redini dell'Italia post-tangentopoli, prima o poi ne avremmo avuto uno più o meno simile e magari, "di sinistra".

Uno dei suoi grandi meriti, a sentirlo, è stato quello di aver dato agli italiani un nuovo concetto di televisione, ventiquattrore di trasmissioni no-stop, contro i ben più ridotti palinsesti statali dell'epoca della sua ascesa.

Se bastasse solo questo a migliorare un paese!

Io ricordo invece con nostalgia quando si aspettava la tv dei ragazzi alle cinque del pomeriggio, e ricordo con quanta emozione si assisteva ai film della Fiera della casa, quelle meravigliose mattinate di giugno, o la gioia per gli scanzonati Giochi senza frontiere di quelle spensierate sere d'estate. La televisione non era che una parte, neanche tanto rilevante, delle nostre giornate, suddivise tra scuola, che all'epoca durava molto meno, passeggiate in campagna e le interminabili partite a porta romana sotto casa.

Adesso purtroppo i prodotti televisivi son ben diversi, perché lo sono i fruitori stessi. L'italiano, dal dopoguerra in poi, ha acquisito o ha cercato di farlo, una consapevolezza sempre maggiore delle proprie necessità, o presunte tali. La televisione ha contribuito a forgiare una coscienza della propria emancipazione da un concetto patriarcale di stato, e in questo è sopraggiunto infine Berlusconi, pigmalione delle italiche velleità. Il pifferaio magico è tornato stavolta in aiuto di tutti coloro che vedevano frustrate le loro aspirazioni e oggi le vedono concretizzate nel messaggio teletrasmesso.

Una nuova epica giullaresca si diffonde nell'etere.

In questo gioco del dare-avere , di duplice influenza tra media e cittadino, dove invece dei Fratelli Karamazov si offre l'isola dei famosi, dove invece di grandi inchieste si offrono telegiornali spettacolo, dove le notizie stesse sono degli spot criptati, a proposito, non so se avete notato lo spot di un prosecco tanto apprezzato dalla first lady Obama sul tg1.

Dal canto mio, rischiando di essere retorico, preferisco rimanere un po' Peter Pan, ostinandomi coscientemente ad essere malinconicamente attraccato ai miei ricordi d'infanzia quando il cielo era celeste di un celeste che più non si poteva e il verde era brillante e griili e cicale erano la colonna sonora delle mie giornate.

Salute, Ciro

 

giovedì 20 novembre 2008

Facebook



L'evoluzione tecnologica incalza, e nuovi strumenti sempre piu' sofisticati (e sfiziosi) si rendono disponibili. Invitiamo pertanto i nostri pochi ma affezionati lettori a seguirci su Facebook (www.facebook.com) dove da poco esiste un gruppo "Ex alunni liceo scientifico San Sebastiano al Vesuvio", dove il "pariamiento" proseguira' con rinnovato vigore, altri amici verranno ritrovati, e le ormai irrinunciabili catilinarie del nostro amato Ciro potranno contare su una audience globale !!!

Totonn'o'uebbmaster

mercoledì 12 novembre 2008

Se bastassero le nostre esperienze negative o positive a far valere un principio allora non esisterebbero più principî.

Salute, Ciro

Efficienza dei servizi pubblici al Nord.

Genova, novembre 2008.

Mia moglie si reca presso la ASL per richiedere l'assistenza sanitaria temporanea,
che ci spetta in qualita' di residenti temporanei sotto la Lanterna.

La persona allo sportello pianta una quantita' incredibile di difficolta' assurde.

Arriva a dire che il tesserino sanitario (quello nuovo, formato badge, col codice fiscale )
"non puo' essere usato in Liguria perche' non riconosciuto dai sistemi informatici " (sic!).

Poi tira fuori una procedura (che spero sia inventata) secondo cui, per richiedere l'assistenza sanitaria temporanea, il candidato assistito deve prima trovare un medico "disposto ad accettarlo come paziente" che controfirmi la richiesta (visto che "i medici non hanno piacere di fare assistenza temporanea" - e da quando un "dovere" e' diventato un "piacere"? ) e poi presentarsi allo sportello ASL.

Allo sportello ci tornero' io, e spero ardentemente di trovare la stessa persona per poterlo incenerire con tutte le armi della logica e della dialettica di cui puo' essere capace un brillante abitante della Magna Grecia momentaneamente distaccato in Liguria.

E mentre passo il tempo a pregustare il momento del nostro incontro, recito un mantra:

Forza Brunetta. Vai avanti. Forza Brunetta. Vai avanti.

E se davvero esistono medici alle dipendenze dello Stato che si arrogano il diritto di selezionare
i propri pazienti, non ti fermare e vai avanti fino a quando questa gente non avra' trovato un mestiere piu' adatto alle proprie inclinazioni.


Antonio.

P.S: Ciro: mi spiace per te , ma nel mantra non mi rivolgo alla vocalist dei Ricchi & Poveri.

giovedì 6 novembre 2008

Southern Man

Se là fuori c'è ancora qualcuno che dubita che l'Italia sia un luogo dove tutto è possibile ...

sabato 1 novembre 2008

Riflessioni sul Camino

A quanti mi chiedevano cosa cercavo nel Camino de Santiago, spesso rispondevo in maniera elusiva che le ragioni erano tante, culturali, spirituali ma non religiose! Addirittura sportive!

In realtà non ne ero ancora sicuro del tutto. In effetti, come in tutte le cose nuove, nel mio primo viaggio come nel secondo, ero attirato dalla voglia di conoscere, da quella sana curiosità che dovrebbe esistere in ognuno di noi per espandere le nostre conoscenze, o per lo meno non farle ristagnare in un pantano televisivo!

Poi però mi sono ritrovato in situazioni inaspettate.

In realtà come ho già accennato altrove il mio Camino, è sui generis, e del resto per chi non lo è? Ma le difficoltà e le situazioni nelle quali mi sono imbattuto, farebbero però storcere il naso anche al meno ortodosso dei pellegrini.

L'essermi messo in viaggio con famiglia al seguito, infatti, non solo è risultato oneroso e complicato, ma mi ha anche impedito quel distacco che sarebbe stato opportuno mantenere dalle vicissitudini domestiche. In verità i brevi ma intensi contatti con gli altri pellegrini negli albergues hanno lasciato un ricordo indelebile in me e nei miei familiari e ci hanno fatto intendere quello che ci perdevamo, ma allo stesso tempo vivere, come nel precedente viaggio (Leon-Santiago), l'esperienza del Camino con i miei non è stata esperienza da poco. Basta considerare il fatto che i bambini si avviano a essere ragazzi, e mi hanno anche accompagnato in alcune tappe del percorso, ma appunto i loro due anni in più ci hanno permesso di vedere, anche attraverso i loro occhi quest'esperienza in modo diverso.

Ho parlato di difficoltà, ebbene sì, la vita, in Spagna come in Italia, è aumentata sensibilmente e il transitare di giorno in giorno per i diversi hostales (in genere equivalenti alle nostre pensioni, ma con standard qualitativi non sempre omogenei) è risultato alquanto oneroso. Non vi dico poi quando il nostro fido destriero O'Paliatone, dopo 127.000 chilometri di onorato servizio ha deciso di darsi una pausa di riflessione e stanziare presso una "meridionalissima" officina di Malaga (ovviamente a fine Camino).

Tornando a quel che si cerca in avventure come questa, perché, mai come quest'anno, la si può definire tale. Devo ancora una volta sostenere la massima di a cada uno su Camino, che purtroppo puntualmente viene infranta. La regola del rispetto dell'altrui libertà è disattesa sulla strada come altrove. Nei miei ottocento chilometri percorsi (350 del primo viaggio più 450 del secondo) ne ho viste di tutti i colori, ho incontrato persone che affrontavano il Camino in maniera pressoché agonistica, non accorgendosi talvolta dei tesori che li circondavano, e non mi riferisco solo alle bellezze naturali e artistiche, ma anche e soprattutto a quelle umane. Nei confronti di questi però non si pensi che il mio accenno sia critico, bensì semplicemente enumerativo, del resto io stesso per le più svariate ragioni sono stato costretto, talvolta, a privilegiare il pragmatismo a dispetto del "bello", al lirismo della realtà che ha circondato il mio viaggio. Ho incontrato poi persone che affrontavano il Camino seguendo i vari gradi della religiosità, ammesso che sia opportuno, o quantomeno possibile quantificarla. Ho incontrato persone con difficoltà fisiche, anche gravi, e che se la prendevano più allegramente di tutti! Ho incontrato persone con zaini stracolmi e altre a passeggio con solo una semplice borraccia, tutti, nella quasi totalità, affratellati dal bene comune del Camino.

Suddetta premessa vale a distinguere dal computo una certa categoria di persone che probabilmente dimentichi della cristiana e umana virtù dell'umiltà, o semplicemente irrispettosi di chi ha di fronte, giudica!

Dal semplice abbigliamento alla critica motivazionale. Come se tutto ciò non valesse anche per la vita quotidiana.

Mi chiedo se queste persone non facciano più male allo spirito del Camino della tanto criticata e bandita commercializzazione dello stesso.

In verità da anni si fa un gran parlare del Camino de Santiago, vuoi per effettivo interesse e voglia di approfondimento, vuoi per sfruttare l'onda di qualche libro alla moda. Il fatto stesso di parlarne non deve essere però fine a se stesso, non deve essere affrontato sterilmente come alcuni giornalisti hanno fatto, riportando talvolta, (mai peccato più grave!) di seconda mano fatti non vissuti direttamente, o ancor peggio non assimilati. Dico questo perché se leggo o sento che ormai il Camino non è altro che un fenomeno commerciale o alla moda, dall'alto dei miei chilometri sostengo che costoro, oltre a non aver percorso un metro non hanno letto una riga a riguardo. Infatti, da che mondo è mondo molte delle cose umane, si reggono anche sull'economia, gran parte delle opere d'arte della nostra storia sono nate anche perché pagate. Michelangelo e compagnia non facevano certo beneficenza, quindi, tanto del bello che s'incontra lungo il Camino è nato, sin dall'antichità, grazie ad esso e all'economia che ha mosso. Molti paesi della Castiglia, della Navarra o della Galizia e le loro bellezze, forse non esisterebbero proprio se il passaggio, anche monetario dei pellegrini non avesse alimentato la loro ragion d'essere, ieri come oggi.

Tornando alla domanda iniziale proverò a rispondere con questi pensieri scritti di getto lungo il tragitto.

- Adesso so che quel che cercavo era la forza. Quella che ti aiuta ad affrontare la vita, che ti sostiene quando sei affranto, quella che ti spinge a rialzarti quando cadi.

Mi chiederete se l'ho trovata?

No!

No, perché la si può trovare solo nell'esperienza della vita di tutti i giorni, nell'attitudine di confrontarsi con se stesso e con gli altri nei contesti più disparati. Non come nel porto franco del Camino, meraviglioso ma limitato rispetto alla vita.

Del resto come ci si può rapportare a essa? La vita che si rinnova continuamente, dove nulla è scontato, la vita che non è un'abitudine.

Salute, Ciro

 

 

mercoledì 29 ottobre 2008

E fuori Kyoto (Kyoto sul bagnato)

Nella totale indifferenza, e nella totale autarchia, il nostro paese va avanti, e lo fa ricordandosi di appartenere ad un contesto internazionale solo quando questo è funzionale agli interessi del suo governo.

L'Italia non si adegua alle direttive europee relative al protocollo di Kyoto. Il fatto poi che sia in buona compagnia assieme agli Stati Uniti D'America può gratificare il capo del governo, ma non me, e gli altri che hanno a cuore la propria salute e quella del pianeta.

Più nello specifico italico, mi preme far notare, che ancora una volta, si strizza l'occhio alla CONFINDUSTRIA per quel che concerne gli adeguamenti richiesti da Bruxelles per ridurre le emissioni nocive all'ambiente. La ragione è sempre la stessa: - è in atto una grave crisi internazionale, e proprio adesso la nostra economia non può permettersi altri sacrifici -

Per quel che ne so, la nostra industria, salvo rare eccezioni, non ha mai brillato per iniziativa, e solo quando le conviene si ricorda che esiste uno Stato Sociale. Molti, soprattutto oltralpe, ci fanno notare, che se siamo entrati nel G8 è perché abbiamo posto solide basi nel lavoro nero, tra gli anni sessanta e settanta, quando ci siamo permessi uno slancio tale da imporre il tanto famigerato made in Italy nel mondo, ma a scapito dei diritti dei lavoratori. Alla fine degli anni novanta invece, e qui Saviano docet, nell'area euro siamo entrati grazie anche ai tagli di bilancio relativi allo smaltimento dei rifiuti industriali, che hanno permesso all'industria settentrionale di affrontare agevolmente le ristrettezze imposte dall'allora governo di centro-sinistra, sversando di tutto e a prezzi irrisori nelle campagne campane. Sappiamo tutti, e non solo grazie all'autore casertano, che l'affare continuerà con ben 5 termovalorizzatori nella nostra regione, e che la storia non è ancora finita. Infatti continua con l'abbattimento dei diritti minimi della popolazione, in primis quello del diritto alla salute.

Ma è ormai risaputo che - è in atto una crisi planetaria ed epocale e "tutti" dobbiamo fare dei sacrifici - così la presidentessa degli industriali italiani prenderà la Ferrari solo il sabato e altri prenderanno lo stipendio solo ogni due mesi, se gli va bene!

Crisi planetaria, e con l'Undici Settembre siamo a due! Ma portasse sfiga quello là!

Salute, Ciro

giovedì 23 ottobre 2008

SENSI UNICI

Mi capita spesso, e come a me a molti, di imboccare, durante gli spostamenti in auto, delle strette viuzze, di quelle magari limitate dagli ultimi muretti a secco che resistono strenuamente all'avanzare del cemento. Anguste stradine piacevoli da andarci a piedi, lastricate di basalto. Gradevoli scorciatoie allo snervante traffico cittadino, budelli che ti immettono in contesti nuovi e insperati e spesso a senso unico.

L'idilliaca visione si guasta però quando piomba all'improvviso uno di quelli che vanno contro mano.

Il contromano, lo ritengo una metafora che bene stigmatizza le nostrane malsane abitudini, e che da sempre mi cruccia.

Tra gli artefici di quest'arte tutta italica di infrangere un codice, vi si riscontrano archetipi facilmente riconoscibili; gradirei esporvene alcuni.

C'è chi fa finta di niente e che ti passa rasente senza guardarti in faccia, facendo l'indifferente oppure l'altezzoso.

Poi ci sono quelli che falsamente sorpresi del divieto si scusano, ti sorridono ma passano lo stesso.

Ci sono addirittura quelli che si indignano: "si vergogni!". In genere sono gli anziani, talmente abituati al contesto che s'offendono per il tuo preteso diritto.

Poi i prepotenti, prototipo, e per fortuna, spesso solo stereotipo del guappo che con un classico "embè, quacche pobblema?" esigono il passaggio. Tutto sta a verificare se il guappo è di cartone o pericolosamente autentico. Il più delle volte è solo un gallinaccio che si atteggia, forte della fila d'autovetture che si è creata alle sue spalle. La mia indole non è da attaccabrighe ma se si tratta di mantenere il principio lo divento, ovviamente a mio rischio e pericolo.

Una quarta categoria potrebbe essere poi rilevata, ed è quella più subdola, che, mansuetamente, dopo aver subito il torto in questione, da agnello si trasforma in lupo. Si auto-gratifica passando all'altra sponda, quella dei dritti, attendendo la volta buona per saldare il debito dell'ingiustizia patita con un'altra commessa.

Credo che il nostro paese funzioni proprio così come nei nostri sensi unici, pensando alle suddette categorie, quanti di noi potrebbero riconoscersi, quante delle suddette metafore potranno essere rapportate alla realtà della nostra vita sociale? Chi segue la retta via trova sempre qualcuno che gli si oppone per propria utilità, infrangendo la legge con la certezza più che legale, morale dell'impunità.

mercoledì 22 ottobre 2008

Peace and Love

Ma chi l'ha detto che un paese è meno bello con più bidelli che carabinieri?

Preferisco un paese di scuole, non uno di caserme!

martedì 21 ottobre 2008

PANEM ET CIRCENSES

Devo dire che da sabato scorso mi sento finalmente normale!

Dove non è riuscita la scuola e la famiglia ce l'ha fatta lo sport.

Ebbene si, ho smesso i panni da intellettualoide da strapazzo e mi sono finalmente confuso alla turba informe.

All'unisono grido del "si goonfia la reeeteeee!", gioisco anch'io con smania da adulto e fiducia da bambino.

Da avulso alla massa divengo E.A.M.

Eppure il fremito che mi scuoteva alle urla della curva Cozzolino, doveva farmelo capire che c'era qualcosa che covava sotto le ceneri.

Sarà la mia situazione di proto-disoccupato in pectore, che mi avvicina alle altrui vicissitudini, o le ataviche discriminazioni verso la mia vituperata terra, ma francamente i dribbling del Pocho partenopeo non mi fanno più ragionare.

Ommsicc e Lavezzi, cinquanta tatuaggi in due, ma che me ne fotte, chello ch'hanna fa l'hanno fatto e allora?

Deve essere la vendetta del Pibe contro chi, all'epoca del suo massimo fulgore, lo denigrava. Ora, infatti, come in una dantesca legge del contrappasso, zompo dalla poltrona e faccio il trenino con mio figlio, ad ogni gol degli azzurri di Reja. E non solo, ho anche rispolverato i vecchi inni dello scudetto!

Ma cosa mi succede, è grave? Aiutatemi! Guarirò? Rinsavirò, o farò le scarpe a Palummella?

Dedicato a mio cognato che è juventino!

 

mercoledì 8 ottobre 2008

A Milano ...



http://www.federaeit.it/documenti/pdf/281.pdf

Il vostro ex- timido preferito ha dovuto parlare in pubblico,

davanti ad una audience meneghina e piuttosto esigente dal punto di vista tecnico.

Beh, e' sopravvissuto.

Anzi, gli e' pure piaciuto ...

ETIAMSI OMNES EGO NON

Per chi ha sempre creduto nello Stato Sociale e che non ha mai accettato il liberismo. Contro ogni falsa dottrina, contro ogni ipocrisia.
Agonisticamente, Ciro
C'e' da aspettarsi una valanga di pubbliche abiure del liberismo.
( Tremonti e' stato in questo caso lungimirante)
Vi propongo un gioco: andare a ripescare nelle emeroteche le dichiarazioni di queste stesse persone fino a qualche anno fa.
Divertimento assicurato!
Antonio

martedì 7 ottobre 2008

Redde rationem




"Bolle speculative" che si gonfiano e poi scoppiano.

Finanza completamente slegata dall' economia reale - quella che si occupa di creare beni e servizi a partire da materie prime e lavoro umano.

Finanza che attribuisce e scambia 'valore' attraverso strade incomprensibili e non tracciabili.

Che non ti fa capire in una transazione finanziara cosa esattamente sta cambiando di mano, e spesso neanche a chi appartengono quelle mani.

Che insegue modelli di 'crescita indefinita' sconosciuti a qualunque sistema naturale - chimico, fisico, biologico.

Avogadro ci ha insegnato che in natura nulla si crea e nulla si distrugge - e neanche il 'valore' puo' sfuggire alle leggi naturali.

Creare valore in un punto del sistema significa creare disvalore o penalita' in un altro suo punto.

O pensavamo che la crescita economica di Cina e India fosse a costo zero ?
( chiediamoci un po' in quali mani e' finito buona parte del debito estero statunitense....)

Sono veramente sorpreso dalle prefiche mediatiche che si strappano i capelli perche' scoprono che c'e' GROSSA CRISI... http://it.youtube.com/watch?v=2IkQOCmEI2E

Signori, siamo spiacenti ma ci comunicano dalla regia che occorre rimboccarsi le maniche e tornare nelle fabbriche e nei campi....

giovedì 2 ottobre 2008

Precari abusivi

A proposito di Scuola.

É da tempo che si sente dire che buona parte del precariato esistente in Italia sia in qualche modo abusivo. Non vorrei che questa informazione, non del tutto precisa, divenisse un'altra leggenda metropolitana, tra le tante di questa nostra società. Non vorrei che si stesse preparando il terreno per nuovi e drastici tagli nella Pubblica Amministrazione.

Il campo è abbastanza vasto e quindi mi atterrò a ciò che conosco meglio cioè la Scuola.

Essendo un docente di lingua spagnola insegno da circa otto anni nella Scuola Statale e dopo aver superato un Concorso Pubblico, dopo due abilitazioni, dopo vari corsi di perfezionamento e qualifiche nel mondo della scuola, e con solo cinque assenze negli ultimi quattro anni, tra l'altro svolti presso la stesso istituzione scolastica, mi vedo ancora disperatamente aggrappato allo scoglio della precarietà.

Non dovrei temere nulla dagli ultimi provvedimenti, illustrati dal ministro Brunetta durante un programma condotto da Augias (Le storie del 1/10/2008), che meticoloso nel chiosare le domande del giornalista si dimostrava invece superficiale sull'argomento precariato. Ad esser sincero non mi illudo più di tanto, anche perché questo governo e chi per lui  sembra aizzare tutta una serie di luoghi comuni contro chi è d'ostacolo ai suoi progetti, "zingari rapitori di bambini, statali fannulloni, piloti privilegiati" e così via. Uno di questi in via di allestimento è proprio quello sulla "baronia del precariato".

La vulgata è che esistono precari che non hanno sostenuto concorsi.

Nello specifico che mi compete, gradirei fare alcune precisazioni sull'argomento.

Per entrare nella scuola italiana come docente a tempo indeterminato o a tempo a tempo determinato per le supplenze annuali, bisogna entrare nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, e per farlo, bisogna, dopo la laurea, seguire tre strade:

la prima è quella del Concorso a Cattedre (l'ultimo tenutosi nel 2000) grazie al quale si ha accesso anche alla graduatoria di merito, che da diritto, nella misura del cinquanta per cento, a partecipare alle disponibilità delle cattedre a tempo indeterminato, l'altro 50% spetta invece alle graduatorie ad esaurimento;

la seconda è quella delle SSIS ovvero le Scuole di Specializzazione all'Insegnamento Secondario che fino a oggi si tenevano con scadenza annuale e con un rigido esame d'ammissione;

Infine la terza via è quella dei Corsi Abilitanti (l'ultimo nel 2006) ai quali, pur non avendo superato concorsi, vi si può accedere dopo aver insegnato una qualsiasi disciplina per almeno trecentosessanta giorni. Attualmente tali corsi sono gestiti dalle Università.

Quest'ultimo è il meno ortodosso dei metodi reclutativi, se si esclude l'ormai inutile "messa a disposizione" da inviare alle singole scuole, ma come negli altri due si è obbligati a seguire tra l'anno e i due di corso ed essere esaminati in itinere e a termine. Il punto debole dei corsi abilitanti è che la maggior parte di quelli che li frequentano hanno prestato servizio presso le scuole paritarie e parificate, dove non è necessaria l'abilitazione e dove in buona parte nepotismo e clientela la fanno da padrone, ma a tutto ciò il governo ha già provveduto premiando i privati con nuove sovvenzioni.

Detto questo e visto che in realtà il precariato dei docenti, e in linea di massima anche quello A.T.A., non usurpa nessun diritto, mi augurerei che l'informazione fosse più attenta alla realtà e talvolta alla specificità delle problematiche, perché sembra che ci si dimentichi che dietro il muro del luogo comune, ci sono famiglie, ci sono persone che con passione e dedizione lavorano, senza arricchirsi e con l'unica soddisfazione di vivere svolgendo il mestiere più bello che ci sia, quello dell'insegnante.

Salute, Ciro

 

 

mercoledì 1 ottobre 2008

Lazzari infelici

Nel 1799 li chiamavano Lazzari, e questo nome, nel corso dei secoli, li ha accompagnati con quell'alone di disprezzo e timore che tutt'oggi li contraddistingue. Ricordate però che le orde inferocite della plebe partenopea spiazzò i francesi di Championet sul ponte della Maddalena ai tempi della Repubblica Partenopea, così come durante le quattro giornate del '43 costrinsero alla fuga i tedeschi di Scholl. I Lazzari non digeriscono bene i sofismi degli intellettuali, ma nemmeno chi gli vuol vendere lana per seta. Così, oggi come ieri, gli inferociti, gli indignati, i vituperati Lazzari alzano di nuovo la testa questa volta a Chiaiano. A difesa dei sacrosanti diritti, calpestati in nome di un diritto troppo tardi spolverato. Qui si difende il diritto alla salute quale bene supremo. Chiaiano non deve essere il tappeto d'Italia dove immondizia, scorie e ipocrisia vanno ad essere celate nel nome di un borghese perbenismo che non vuol vedere ciò che è palese. Il sacrificio di questi cittadini in favore di chi non solo ha taciuto quando doveva vigilare ma ha anche permesso lo scempio attuale. L'oligarchia economico-politica sguinzaglia i suoi cani da presa, che con penna e manganello umiliano chi chiede semplicemente di vivere con dignità.

Qualcuno che crede che l'abito faccia il monaco sostiene, con scarsa originalità: "ma dov'erano quando la malavita riempiva le discariche?" Molti altri si chiedono dov'era lo stato?

Io sono con loro e talvolta mi vergogno di non esserlo anche fisicamente.

giovedì 25 settembre 2008

Libri Liberi

Ho letto di una proposta di scaricare le spese relative ai libri scolastici e mi sembra a primo acchito buona, ma mi spinge anche ad approfondire alcune riflessioni già altrove accennate.

Ho l'impressione che puntualmente, con cadenza stagionale, si sollevino ogni anno presunte problematiche sociali, da utilizzare all'occorrenza come asso nella manica dal grande navigatore di turno.

É il caso dei libri scolastici in autunno, anche se quest'anno praticamente si è cominciato a parlarne già a Ferragosto, probabilmente non se ne poteva fare a meno, un po' come per le decorazioni natalizie che incombono su di noi già a fine settembre e non si vede l'ora di sistemarle e si fatica a riporle poi negli scatoloni quando è passata la festa.

Ma dicevo, tali timori di nuovo millennio si ripresentano ciclicamente, nascono come muoiono repentinamente, così come dopo la sbornia natalizia, si passa alle pandemiche influenze dagli esotici nomi, alle catastrofiche crisi termiche, dovute all'altalenante gas russo, poi se siamo fortunati, se non ci saranno attentati o calamità naturali di un qualche rilievo, si giungerà alla tarda primavera per rispolverare la crisi energetica da condizionatore selvaggio e simili facezie.

Più specificamente, sui libri di testo vorrei chiarire alcuni dettagli, non del tutto marginali.

Per grazia ricevuta, dalla ministra Gelmini, anche quest'anno scolastico risulto arruolato in quel di Bengodi, della Pubblica Istruzione (alias MIUR), e quindi posso parlare anche con nozione di causa.

Due anni fa il dirigente scolastico della mia Scuola ricevette un richiamo ufficiale da parte dell'immanente Bottino per aver sforato il tetto limite di spesa per i libri di testo, stabilito intorno ai 200,00 , e che se non erro, con buona pace dei genitori e di coloro che ne fanno un uso demagogico, è in vigore nella Scuola Secondaria di Primo Grado da circa quattro anni, ovvero dall'entrata in vigore della riforma morattiana.

Tornando alla "mia" scuola si evidenziò poi che il tetto era stato sforato poiché erano stati conteggiati nel totale anche i testi cosiddetti consigliati, che in quanto tali non computabili. Già questa potrebbe essere una chiave di lettura interessante, che non tutti forse tengono in considerazione quando si parla di sforamento. Inoltre i testi non possono essere cambiati tutti gli anni secondo un altro andante, perché in quella che una volta si chiamava Scuola Media il libro deve almeno terminare il ciclo dei tre anni, e mi risulta che presso la "Superiore" accada lo stesso, ma per i relativi cinque anni, per non parlare della Primaria dove addirittura son gratuiti.

Per quel che concerne le nuove edizioni, non escludendo a priori furbonerie editoriali, mi sento di dire che didattica e ricerca vanno sempre avanti perché, per fortuna, l'umano pensiero non s'è ancora fermato. Sostengo che se un dizionario di Latino (cosiddetta lingua morta) ha costi ancora rilevanti pur essendo secondo taluni priva di aggiornamenti, va detto che l'approccio alla lingua cambia come cambiano i metodi di didattica della stessa e di tutto quello che ad essa è relativa, e se tutto questo risultasse ostico per i più, che male farebbe un dizionario della nostra lingua d'origine in casa di ognuno di noi. Il discorso vale a maggior ragione per il resto della bibliografia scolastica.

In tempi come questi dove internet sembra portarti il mondo in casa ( ma non lo fa! Tutt'al più, te lo allontana) sembra oltremodo superfluo parlare di libri, e non mi è mai sembrato risultassero ai miei simili un bene indispensabile nelle loro case, eccetto come soprammobile. Da notare poi che il basso grado di scolarizzazione del nostro Paese, rispetto ai nostri concorrenti economici, dovrebbe incentivare l'acquisto di libri e mezzi didattici, per elevare le masse di consumatori a orde di cittadini assetati di sapere e mossi da sacrosanta e sana curiosità.

Per questo, sorvolando sul fatto che le famiglie si accorgono del caro vita solo con i libri, scolastici e non, ben venga tale defiscalizzazione, anche se sembra un modo per riparare un torto inferto all'editoria. Dato il colpo al cerchio adesso tocca alla botte.

Ciro

 

mercoledì 24 settembre 2008

Comunicazione di servizio: anti-spam

Siccome il blog e' stato infestato da messaggi-spazzatura (spam),
ho cambiato l' indirizzo e-mail cui mandare i post in

anttarta.sanbastiano@blogger.com

Per un po' dovrebbe funzionare...

Antonio

giovedì 18 settembre 2008

Maga Merlin

Vi sembrerà strano ma volevo fare un elogio alla ministra Carfagna, per le misure prese contro la prostituzione. Fuorviando ogni ombra di dubbio sulla mia opinione, sostengo pienamente l'iniziativa, ma esprimo alcuni pensieri e perplessità a riguardo.

Sono pressoché convinto che l'iniziativa legislativa dell'avvenente onorevole salernitana abbia ragion d'essere non solo nel voler ripulire le strade da invereconde morette, fedifrage slave o autoctone meretrici, ma quello non meno palese di redimere se stessa.

In effetti l'incarico al dicastero collimava difficilmente con il suo passato di soubrette dalla rapida ascesa, e dalle generose prestazioni, ecco perché, lei, tutrice anche della muliebre dignità, diviene ora paladina della castità, e si fa seguace della Merlin.

In effetti lo stesso presidente del consiglio, con magnanima lungimiranza e divina compiacenza, le aveva facilitato il lustrale cammino, offrendole il Ministero delle Pari Opportunità.

La novella Maddalena ha deciso quindi di combattere non solo il fenomeno dello sfruttamento delle peripatetiche ma addirittura di infierire sulla clientela. Cosa ammirevole nelle intenzioni ma folle nella realizzazione.

Inoltre nessuna delle lucciole potrà più passeggiare in abiti succinti per esercitare il mestiere più antico, perché, per loro e i malcapitati, scatteranno multe e manette.

Un sol dubbio però mi attanaglia, come faranno le già imbarazzate forze dell'ordine a distinguere la madre di famiglia dalla cortigiana, la ragazzotta trendy dalla donna di facili costumi? Anche perché l'abito succinto non è prerogativa delle ragazze di strada. Andranno forse col metro per misurare la minigonna, andranno a sondare le vertiginose scollature, ci saranno poi retate al Parco della Rimembranza, rastrellamenti n'coppa o'Capriccio? Cosa prevede l'ordinanza per evidenziare se un comportamento ammiccante è reato o meno? Dal '58 i costumi son cambiati, ma l'ansia espiatoria della deputata non sembra esser aggiornata .

Salute, Ciro

 

martedì 16 settembre 2008

The great gig in the sky

 

Minolli, Rostocchi e Co. (ovvero una vita da precario e altri pensieri)

http://it.youtube.com/watch?v=jb9Wq2sNgVA

La celeberrima farsa dei La Smorfia mi ha dato lo spunto per ricordare quanti come me tentano ancora, forse invano, di salire sull'arca di Noè della sicurezza lavorativa.

Prima che sia troppo tardi!

Ricordo gli anni in cui il rampantismo pseudosocialista, epigono del fantomatico ma emblematico edonismo reaganiano, già ci convinceva che il posto fisso, era deprecabile, oltre che di difficile raggiungimento.

La qual cosa mi è sempre sembrata in palese mala fede, tipo la volpe e l'uva, per intenderci. Meglio quindi pensare di essere un selfmade man che affrontare l'impervio cammino concorsuale. Nel frattempo però sotto il luogo comune si celava soprattutto la crisi di uno stato che si era spinto troppo in là per poter tornare indietro e ovviare ai danni commessi.

Fin quando a sostenere tali tesi erano, senza distinzione, amministratori pubblici e privati, la cosa se non accettabile risultava verosimile, coloro che raggiungono posizioni di rilievo tendono in genere a mantenere stretti i loro privilegi e in modo esclusivo, il loro motto diviene quindi: "fa chello che dic' io e nun fa chello che facci' io". Quando però a darsi la zappa sui piedi erano i diretti interessati, le giovani leve che s'affacciavano sul fronte lavorativo, che acriticamente accettavano questo stato delle cose, allora veramente c'era da preoccuparsi.

Un giovane, si sa, crede d'avere il mondo in mano, ed è proverbiale la sua spavalderia, ma dov'erano i vecchi, che dall'alto della loro esperienza avrebbero dovuto tirarci delle sacrosante secchiate d'acqua fredda per intiepidire quelle testosteroniche smanie di onnipotenza?

In verità me lo chiedo ancora dove siano. In una società dove grazie al cielo la vita s'allunga sempre più, ironicamente sembra che gli anziani, i grandi vecchi, i patriarchi di una volta siano svaniti nel nulla di un  evanescente quanto vuoto giovanilismo.

Io infatti, mi sento anche il frutto di quelle sonore lavate di capo dei vecchietti alle fermate del bus, che mi facevano notare che là dove mettevo i piedi loro ci si dovevano sedere. Sono, nel bene e nel male, il risultato del confronto delle mie giovanili idee con quelle della maturità di uomini, che sapevano dire pane al pane e vino al vino senza plagiare l'amor proprio di un adolescente di buone intenzioni ma di acerbi contenuti.

Tornando all'arca di Noè.

Dalla notte dei tempi l'uomo cerca di risolvere tutti i suoi problemi nel modo più semplice e duraturo possibile, perché, adesso che abbiamo abbandonato la clava, preferiamo complicarci la vita? Perché in cambio di un televisore al plasma e di un telefonino cediamo la dignità dei nostri diritti?

Personalmente ho sempre desiderato un posto fisso, ammesso ch'io lo meriti, e possibilmente nello stato. Figlio di un piccolo imprenditore, avevo già compreso che il tempo non ha prezzo, soprattutto quello sottratto alla famiglia. In più l'esperienza maturata a vario livello presso la feudale imprenditoria nostrana mi ha dato la forza per uscire fuori dal pantano del lavoro nero, e francamente non intendo neanche ritornarci.

Eccoci quindi ai giorni nostri, il rampantismo c'è sempre, e fortemente imparentato col precedente, segue mietendo vittime, non solo metaforiche purtroppo. Call center operators che soppiantano gli immortali multilivello, Co. Co. Co. e Lavori a Progetto ritardano l'agonia di chi spera, sfruttamento e illusione la fanno da padrone.

Il lavaggio del cervello mediatico poi vuol darci ad intendere che i dipendenti pubblici sono tutti dei fannulloni e lo fanno in una maniera così sistematica da renderlo credibile anche ai diretti interessati. Si è così fatto passare di tutto, e con la scusa di smantellare privilegi reali e fittizi, si è ridotta sempre più la possibilità di ottenere una dignità lavorativa. La speranza se non la fiducia in una sicurezza, di una benché minima  sussistenza economica e soprattutto legale.

Allora, per favore datemi la possibilità di salire su quell'arca assieme agli altri, senza la necessità di essere minollo o rostocchio ma semplicemente me stesso.

Salute, Ciro

domenica 7 settembre 2008

Volevano andare a Genova ...



--- carissimi cumpari nepoti,

E' ufficiale: da oggi e' molto piu' facile trovarmi a Genova che
da qualunque altra parte.

Chi mi vuole contattare ha tutti i modi per poterlo fare,
chi non mi vuole contattare dalla tazza possa scivolare
( un tocco di finezza non guasta mai, noblesse oblige ).

Che altro dire ?

Vorrei avere la sfera di cristallo per vedere il posto dal quale,
trascinato dall' high-tech in ritirata strategica sempre piu' a nord e
sempre piu' ad est, faro' ritorno per il trentennale o il venticinquennale.

Una piovosa cittadina inglese ?
Un fiordo scandinavo ?
Un grattacielo di Shenzen ?
Una spiaggia della California ?

( O abbascio' 'o Granatiell' ? , direbbe il cuore prontamente smentito dalla testa)

Nel frattempo un mezzo per tenerci in contatto ce lo abbiamo.
Fate come Vito e Ciro, mettete da parte la timidezza.
( guarda cosa mi tocca dire , a me che ne ero cintura nera !!!)

sabato 6 settembre 2008

Il gioco delle tre carte

 
Colgo l'occasione per esprimere la mia opinione su questo e altri argomenti affini, utilizzando come spunto un articolo di Donna Leon pubblicato su "El País Semanal" del 22/7/2008:

( http://www.gitanos.org/upload/31/47/07_culpables.pdf )

La scrittrice e giornalista statunitense, da tempo residente in Italia, paragona la politica berlusconiana al famigerato gioco delle tre carte e più precisamente a quello delle campanelle che nascondono una pallina (nell'articolo si fa riferimento a gusci di noce e a un fagiolo, ma stiamo là!) che sciocchi e sprovveduti non devono scovare.

L'autrice sostiene che l'attuale governo agisce proprio come coloro che giostrando abilmente le carte o le campanelle riescono a convogliare l'attenzione dei malcapitati astanti proprio là dove la pallina e la carta vincente non ci sono.

La loro abilità risiede nella capacità del distogliere l'attenzione di coloro che credono di essere dei gran furbacchioni e di condurli invece verso l'errore.

L'ovvio accostamento all'attuale governo e meno scontato che mai, la sua matrice spettacolarizzante è infatti fondata nei nuovi e vecchi luoghi comuni del sostrato sociale italiano, rendendo così ogni sua azione più che scontata, naturale agli occhi dei più. Non ha bisogno quindi di celare più di tanto la sua volontà di smantellare lo stato sociale italiano o quel che ne resta.

L'abilità di questi sempreverdi imbonitori sta nel fatto che sanno ben pescare nel torbido del malcostume  italiano, mostrando, almeno in questo, acume non indifferente.

Al principio furono i Rom, quali ultimi degli ultimi, si partì da loro spolverando stereotipi da notte dei tempi e trasformandoli nel ricettacolo di tutti i mali italiani. Mentre questi fuggivano incalzati prima dalle orde di Scampia, aizzate più dalla televisione che dalla camorra, poi da ruspe e polizia, già si passava ad additare l'atavica arretratezza meridionale. Chi meglio dei napoletani "antropologicamente rissosi"[1], poteva rappresentare lo sfascio del centralismo statale?

Adesso col giro di boa delle vacanze estive, prima che la gente s'accorga della spazzatura ancora ammucchiata per strada, ecco ripiombare con nuova forza la leggenda metropolitana dei libri scolastici e il ritornello dell'inefficienza della pubblica amministrazione.

A tal proposito perché la nostra "informazione" non dice che nelle scuole italiane esiste da anni un tetto di spesa limite che non può essere superato? Perché, quando ormai ogni studente possiede un telefonino ed è griffato all'ultima moda ci si pone il problema dei libri di testo? Mi sembra ovvio che i valori sono cambiati, ma una volta si cercava se non di educare attraverso i mezzi di comunicazione, almeno di fornire un'immagine edificante della realtà.

Ma evidentemente non basta, la gente ha bisogno di nuovi catalizzatori del male per esorcizzare le proprie paure, e Napoli dopo capitale della monnezza diviene ora quella della tifoseria violenta.

Da non tifoso e da avverso sostenitore del "calcio mercato" ho sempre riscontrato una generale attitudine, da parte di politici e società calcistiche, a tollerare il teppismo sportivo anche nei suoi momenti più efferati. Visto poi che il nefando fenomeno è generalizzato, chi troverebbe il coraggio di fermare il campionato per un anno intero? Si perché se attuassero le stesse misure scelte per i tifosi napoletani per il resto delle tifoserie, non immuni certo dalla violenza, si prospetterebbe una situazione di blocco totale. Si è scelto quindi di passare dai "quattro imbecilli"[2] di turno ai soliti sporchi terroni, ma in questo modo, il mondo del calcio, e soprattutto gli interessi dei suoi padroni, che guarda caso sono ben ammanigliati con la politica, rimarranno pressoché intatti.

O sperano che tutti comprino un decoder???

Qualcuno potrà obiettare che anche il Milan è stato penalizzato, si ma per cosa? Solo per un antico rancore tra tifoserie? Gli antichi dicevano saggiamente per evidenziare le malcelate colpe altrui: Excusatio non petita, culpatio manifesta! E tenevano ragione!

 

 



[1] Affermazione è della giornalista Marina Valensise de "Il Foglio" durante le trasmissioni di "Prima Pagina" su RAI Radio tre da lei condotte dal 25/02/2008 al 02/03/2008

[2] E' probabilmente dopo il "mi consenta" del cavaliere e l'aggettivo tonico del Collovati nazionale l'espressione più abusata per nascondere un mare d'ignoranza e ipocrisia.

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